Descrizione
I quattro chimici industriali vittime del nazifascismo oggetto di questo libro sono Mario Giacomo Levi, Primo Levi e Maurizio Leone Padoa, perché di razza ebraica, e Michele Giua, in quanto antifascista, quattro figure storiche della chimica italiana che devono esser ricordate. In questo libro sono riportati i rapporti diretti ed indiretti che ha avuto con questi quattro chimici il professor Ferruccio Trifirò, come ex preside della Facoltà di Chimica Industriale di Bologna, ora Dipartimento, e come direttore della rivista della Società Chimica Italiana «La Chimica e l’Industria».
Mario Giacomo Levi è stato fondatore della Scuola di Chimica Industriale di Bologna e di Istituti di Chimica Industriale all’Università di Palermo e al Politecnico di Milano e della Stazione Sperimentale dei Combustibili. Nel 1938 fu allontanato da Milano a seguito delle leggi razziali e nel 1943 si trasferì in Svizzera per sfuggire ai tedeschi, insegnando Chimica Industriale presso l’Università di Losanna, ritornando poi al Politecnico nel 1945, e diventando presidente della Società Chimica Italiana.
Maurizio Leone Padoa è stato professore di Chimica Industriale e direttore della Scuola di Chimica Industriale di Bologna dopo Mario Giacomo Levi, nel 1938 fu estromesso dall’Università a seguito delle leggi razziali e nel 1944 fu preso prigioniero a Bologna dai tedeschi e probabilmente ucciso durante il suo trasferimento ad Auschwitz. I suoi lavori sulla fotochimica, che erano stati completamente dimenticati, sono stati ricordati solo di recente.
Michele Giua, professore di Chimica Generale a Torino, nel 1933 fu estromesso dall’Università per non essersi iscritto al Partito Nazionale Fascista. Nel 1935 fu condannato dal Tribunale Speciale con l’accusa di attività di cospirazione contro il regime e liberato dalla prigionia nel 1943. Nel 1949 fu nominato professore di Organica Industriale, poi Senatore della Repubblica Italiana; è stato un esperto nel campo degli esplosivi.
Primo Levi, laureatosi in Chimica nel 1942 a Torino, fu arrestato dai fascisti e poi deportato il 22 febbraio 1944 dai tedeschi nel campo di sterminio di Auschwitz.
Primo Levi sopravvisse nel campo di concentramento lavorando in una vicina industria chimica e ritornò in Italia nel gennaio 1945. In seguito lavorò in una industria di vernici a Torino, la Siva, della quale divenne poi direttore. Levi non è stato solo un chimico ma anche uno dei più importanti scrittori italiani del XX secolo
M3KFarm –
Un saggio che interessa sicuramente ai chimici ma ha importanza storica sul trattamento riservato a quattro scienziati di eccellenza durante le discriminazioni nazifasciste della II guerra. Pensiamo oggi cosa sta succedendo in questa III guerra mondiale e facciamo di tutto perchè questi dolorosi fatt non si ripetano.